lunedì 31 gennaio 2011

Grandine e leggende


Da bravo topo di biblioteca, amo curiosare fra gli scaffali. Attivita` che trova la sua massima espressione in inverno, per ovvi motivi. Qualche giorno fa nella biblioteca del mio paese mi e` capitato fra le mani un piccolo volumetto. Si tratta di una specie di leggenda o fiaba. Che spiega perche` questa zona e` funestata da periodiche grandinate. Ecco quello che c'era scritto.

Tanto ma tanto tempo fa c'era un povero ortolano. Viveva nella sua piccola  baracca, e si guadagnava da vivere coltivando zucche. Era una vita dura e piena di fatica, a cui l'ortolano aveva fatto l'abitudine.

Un anno durante il raccolto gli capito` d'incontrare un folletto delle zucche. Si tratta di piccoli omini che vivono nelle zucche e hanno straordinari poteri magici. Il folletto prese in simpatia il povero ortolano e gli concesse di esaudire tre desideri.

"Tre desideri?" disse l'ortolano un po' stupito. "Esatto mio caro" rispose squillante il folletto. "Se ti avessi incontrato prima ti avrei chiesto di far maturare le zucche, ma ormai son pronte e le sto raccogliendo. Che altro mi serve?"

Il folletto non poteva credere a tanta ingenuita`. "Potere, ricchezza, palazzi e terreni, nulla di tutto questo ti interessa?". "Io sono un povero ortolano raccolgo le mie zucche e le vendo al mercato. Certo sarei piu` sereno se non dovessi pagare la tassa sulla vendita."

"Puoi chiedere, e io ti esaudiro`. Ma pensa se fossi tu il signore del villaggio. Potresti fare e disfare le tasse a tuo piacimento, e non solo quello." "Io signore del villaggio, impossibile. Sono solo un povero ortolano." "Niente e` impossibile per me, chiedi e io esaudiro`".

"Va bene, voglio diventare signore del villaggio". "Blimba cabimba lebito eccoti servito". Fu cosi` che il povero ortolano divenne signore del villaggio. Come primo atto del suo nuovo ruolo, elimino` l'imposta sulla vendita delle zucche. Era al settimo cielo, poteva  vendere le sue zucche senza pagare nessun balzello.

Ma la gente si aspettava molto dal loro signore. Giorno e notte bussavano alla sua porta per chiedere, proporre e lamentarsi. Quella vita non era per lui. Chiamo` il folletto e gli chiese di poter tornare ad essere solo un povero ortolano.

"Ma ne sei sicuro? Se fossi invece il signore del castello? Saresti ricco e non dovresti piu` vendere le tue zucche. E se qualcuno dovesse bussare al tuo ponte levatoio lo potresti far cacciare dalle tue guardie."

"Ma potrei ancora coltivare le mie zucche?". "Certamente, Blimba cabimba lebito eccoti servito". E fu cosi` che il povero ortolano divenne signore del castello. Il castello aveva altissime mura e il cortile interno era sempre al buoi. Impossibile coltivare le zucche. Fuori le mura i briganti erano sempre in agguato e al signore del castello era sconsigliato uscire senza scorta.

Dentro le mura le zucche non crescevano. Fuori le mura con al seguito le guardie e con scontri coi briganti due volte al giorno, non era possibile coltivare le zucche in santa pace. Non era la vita per lui. Chiamo` di nuovo il folletto.

"Non sono libero con tutto l'oro che ho nel castello. Devo stare rintanato al buio. Io voglio potermi muovere liberamente." "Ho capito" disse il folletto "Per il tuo ultimo desiderio ti propongo qualcosa di veramente speciale. Tu vuoi essere libero. Che ne dici di diventare il vento. Potrai volare in ogni parte del mondo, senza che nessuno possa fermarti."

"Ma le zucche, non potro` piu` coltivarle". "Ma sarai libero. Libero dal lavoro dei campi. Libero dai balzelli. Libero di andare e venire. Questa e` la mia offerta per il tuo ultimo desiderio".

Il povero ortolano accetto`. Divenne vento e comincio` la sua peregrinazione per il mondo. Poteva soffiare sul Taj Mahal al mattino, e vedere le piramidi al pomeriggio. Trasportava la sabbia del deserto ai quattro angoli del mondo. Rubava i cappellini alle signore. Sembrava essere finalmente felice.

Un giorno volle tornare sopra al suo campo di zucche. Appena lo vide capi` che essere il vento era niente se non poteva coltivare le sue zucche. Capi` che essere liberi non significa andare dove ti pare. Essere liberi vuol dire fare quello che ti piace.

Comicio` a piangere e le sue lacrime erano cosi` tristi che ghiacciarono all'istante. Ed ogni volta che torna a soffiare sul suo vecchio campo di zucche piange, e le sue lacrime sono grandine.



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7 commenti:

Harlock ha detto...

dev'essere più d'uno quando grandina :-)
quel folletto andrebbe ammazzato!

Anonimo ha detto...

Libertà e decidere quello che si fa...lo diceva anche la Montessori ( la Signora raffigurata sulle nostre care mille lire)...ecco un classico esempio di connubio agroculturale! Davvero molto bella questa fiaba

kermitilrospo ha detto...

bel post. un ottimo modo di iniziare il lunedì ;)

semola ha detto...

Gran bella fiaba. Potresti inventare una bella barzelletta da raccontargli quando passa sul tuo orto.

Irene ha detto...

Bellissima fiaba, bellissimo post.
Ma dicci la verità Troppobarba. Il libretto scovato in libreria è solo un espediente letterario per nascondere la Troppobarba sapienza????????? sputa il rospo ortolano. ciao ciao Irene

luby ha detto...

una favola stupenda sul valore delle cose che facciamo.
tengo a mente perchè è carina anche per spiegare in modo simpatico la grandine ad un bimbo piccolissimo ^_^
grazie

TroppoBarba ha detto...

@ Harlock

Forse nel corso del tempo il folletto ha incontrato altri ortolani. Certo se mi dovesse incontrare sta fresco. Io come primo desiderio chiederei l'annullamento di tutti i desideri che ha concesso. Secondo una pizza ai funghi. E terzo che lui diventi una zucca. ;^)

@ Anna

Grazie. Andro` a documentarmi sulla signora delle mille. :-)

@ kermitilrospo

Felice di aver fatto qualcosa di buono. :-)

@ Semola

Non vorrei che le risate fossero ancora piu` dannose. ;^)

@ Irene

Grazie. Troppo gentile. Ho solo raccolto quello che ho trovato. Nessun espediente.

@ Luby

Prego. :-)

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